Oroscopo


E poi…

E poi riemerge la curiosità di guardare le stelle, per scoprire quali misteriosi eventi si nascondono dentro quel lontano brillare, si scruta il movimento dei pianeti alla ricerca di una traccia che sveli su quale rotta poseranno i nostri piedi, ci s’interroga su quell’astratta e imprecisa domanda si avvolge il nostro destino.

La magia che sovrasta il domani incalza e l’arcaica formula che serpeggia sulla polvere di ieri, è pronta a svelare ogni mistero, ogni dubbio, ogni perplessità… Basta solo decifrare l’algoritmo interpretativo, sciogliere quel graffito tramandato e ricomporlo in parole moderne, comprensibili, logiche, definite.

Parametrizzando il simbolismo cosmico, proiettando le probabilità, scomponendo la relatività e manipolando i flussi, si ha quasi la certezza di possedere, materialmente, la pastoia oroscopale: una melassa di prospettive quasi gassosa omogeneamente dispersa ovunque…

Ma è già qualcosa…





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Oroscopo

Già nell’anno che è passato
Non ti puoi non ricordare
Quante gioie t’ho donato
Solo il meglio del mio fare
Per quest’anno mi dispiace
Non ti posso regalare
Quel che agli altri ho negato
Per poterti soddisfare

I pianeti come puoi vedere
Hanno scelto l’opposizione
Con le stelle fan combutta
Per un anno di passione
Quindi cerca di capire
Che in quest’anno che verrà
Per un po’ dovrai soffrire
Qualche affanno e povertà

“Mi consenta” caro oroscopo
Io non ti voglio contestare
Delle stelle sei il profeta
La loro voce da plasmare
Ma mi spieghi dove e quando
Avrei avuto le tue attenzioni
Sono anni che sono al verde
Senza un futuro alle illusioni

In tre decadi hai diviso
I trenta giorni di ogni segno
Alle prime dispensi elogi
E la terza che paghi il pegno?
E mi sento un po’ frustato
perché appunto è quella mia
Che io il sedici sono nato
Giusto in mezzo la profezia

Per un passo che porta avanti
Tre ne devo fare indietro
Sono qui in “Vicolo Corto”
Ma che gioia tornare indietro?
Hanno messo su alberghi
C’è persino un casinò
Dove vado a trovar sostegno
All’uscita del metrò?

E se questa è la fortuna
Dei guadagni che non avrò
Parto dunque all’avventura
Da ormai vecchio gigolò?
Ma anche qui c’è da ridire
Perché il sesso non avrà
Ne l’altezza ne la misura
È ormai certa la precarietà

Poi Saturno, Marte e Giove
Per non parlare di Giunone
Quella proprio non si smuove
Nemmeno a colpi di cannone
Va de sé che se son bionde
Le hai escluse dai miei sogni
Ma le parcelle delle more
Faranno ridda dei miei assegni

O mi stai prendendo in giro
O c’è qualcosa che non va
Mi son letto l’ascendente
Son tre quarti ormai di là
Quindi dammi giusto il tempo
Di finire la canzone
Quando il sole sarà a ponente
Sarò davanti al mio portone

Quando il sole sarà a ponente
Sarò davanti al mio portone










Carabule country: I senza storia