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Sulla strada


Si inizia così, con il primo passo, timido, titubante, incespicato, tanto da non ricordarselo nemmeno, a volte per caso, spesso per necessità. Comunque, sia quel che sia, ci si trova sulla strada, ora, sarebbe follia contarli tutti. Eppure è ancora lì impaziente, emozionato, scomposto, impaurito. Nessuna mano a reggerlo o a guidarlo, era quello che voleva in fondo, ma quella mano, ora la cerca, la rinnega, la vuole, l’abbandona.
Sarà l’età, sarà il momento, sarà il movente, sarà che sono scampanato come non mai, che ho nostalgia di quella prima volta, di quell’impaziente voglia di volare, di correre… ma soprattutto, di andare. Dove? Ovunque, ... dove porti la strada.

Incastrato tra le ganasce di una morsa che mi suggeriscono di voltarmi e ricordare, e l’algoritmo che non è ancora abbastanza rincretinito per farlo, che mi sprona ad inventarmi qualcosa per eludere il mandante, mi sento frastornato, o peggio, legato.
Esattamente come quel primo passo che consapevole che ne seguiranno altri e altri ancora, è sospeso a mezz’aria, immerso in quel silenzio riflessivo…
- Scusi, non ci si può addormentare così! Guardi che qui dietro c’è tanta gente che deve andare a lavorare! –
- Si, si, ma ho come l’impressione che dovrei tornare indietro... -
- Indietro? Non se ne parla nemmeno, ma se vuole proprio tornare indietro vada, vada ancora avanti! -

Così, senza quel perché che lo avrebbe voluto definito, inizio la mia storia.







Carabule country: I senza storia