Una stanza di gesso


Un’immagine onirica, una porta che si apre in un mondo capovolto, dove tutto quel che mi circonda è talmente astratto da assumere consistenza.
Il sogno è uno dei momenti del mio dormire, o del mio russare energicamente come il mantice dell’organo della cattedrale. Ne faccio talmente tanti che, mi soffermo a volte a chiedermi, come faccia il mio subconscio ad inventarseli tutti.
Peccato che non riesco a ricordarmeli.
- I congiuntivi?! -
- Perché? -
- Così, tanto per dire... chissà mai che riesca a ricordarmeli anch’io, i sogni! -
Forse uno dei motivi di questa evanescenza è che mi sveglio sempre con l’impressione di essere in ritardo, in ritardo su tutto, su quel che devo fare, su quel che devo attuare, compiere, eseguire, ottenere, scegliere, pensare, fingere, poltrire, oziare, demolire, ma soprattutto di essere in ritardo sul tempo.
Tempo, che già ne ho poco e quel poco, per lo più, lo devo anche rincorrere!
Ma alle volte, quando quest’ansia oppressiva svanisce lasciando all’aria fresca del mattino quel sapore di rugiada, e all’alba tingersi di quel rossore pallido, e all’orizzonte quella linea incandescente preludio di una giornata di sole immersa nel ceruleo, questo sognare mi cattura, si scolpisce nella mia mente e mi trascina. E pur se per solo quella minuscola manciata di secondi che precede il suo svanire, per un tempo indefinito sono il sogno, cosciente e protagonista.
Così tutto si comprime, si espande, si contorce, si abbandona, si libera da quella regola che lo vorrebbe incatenato ad una formula fisica di massa, di moto, di gravità, si libera da quei vincoli di razionalità, di responsabilità, di legalità, e si distende, si deforma, s’allunga fin dove l’arcobaleno si trasforma in una sfera di cristallo, e la fiaba nella regina del tempo… Poi, una spada di legno che veleggiando sui mari dell’avventura mi proietta fin dove si raccoglie l’infinito, e dentro a quella linea argentea dell’orizzonte, c’è un fiore che sboccia nel suo profumo.




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Una stanza di gesso

Ti svegli in un sogno
In un mondo di fiaba
Dentro cieli dipinti
Di trucioli e ricami

Ti chiudi la porta
Ti siedi per terra
Stanco un colore
Ti rincorre l’attesa

Poi c’entra anche un mago
Che svela il futuro
Ti prende, ti scruta
Ti tiene legato

Che sia forse vero
Forse è solo un inganno
Per cento finestre
Un occhio di gatto

Stupito raccogli
Una spada di legno
Una nave pirata
Una sfera di marmo

E’ un gioco compresso
D’ombre allungate
Ma un indice teso
Ti legge la mano

Di colpo si spezza
Uno stallo di ali
Ti raccoglie perduto
Il parto di un fiore

Una stanza di gesso
Ricopia il tuo nome
T’abbraccia la luce
Un pegno d’amore










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