Serenata


E chi vuol bere adesso, pensai indifferente…
Avevamo finito prima del solito quella sera. Non era ancora l’alba. Le ultime ombre rimaste chiassosamente euforiche si rincorrevano con frasi entusiaste e boccali di birra e vino, le luci dell’impianto erano ancora accese tremolanti di giallo e di verde mentre i coni ronzavano di quella potenza che fino a poco prima aveva saturato l’aria nel ritmo della danza.
- Birra o vino? –
E chi vuol bere adesso… - Birra! - Pensai indifferente…
- Ci vuole una birra adesso, no? –
- Gia. È estate, fa caldo, è notte e non mi aspetta nessuno… -
- Ci pensiamo dopo a quello! –
Poi finito anche l’ultimo sussulto, uno strano silenzio, un velo di niente, ricoprì la piana. Quattro fari bianchi si sovrapposero alle tante luci colorate e mentre tutti ripulivano dalla fatica le loro cose, anch’io avevo gia fatto la mia parte controllando come al solito, che tutto ci fosse, non ho mai perso niente e questo è fin troppo per chi come me perde tutto, lo sguardo si posò, senza una ragione, impietrito.
- Ma è tutto scomposto questo paragrafo! -
- Ci pensiamo dopo a quello! Bevi! –
Il cadavere era ancora lì, immobile. Ore prima l’avrei preso, montato in spalla e portato ovunque, ora però, anche questo sforzo aveva bisogno di una motivazione, di un perché.
- Chi mi aiuta con questo! –
- Ognuno si curi i propri morti! –
- Dai che pesa! -
Era sempre la stessa veglia, un gioco, quello scrollarsi di dosso il desiderio di farlo arrabbiare, ma anche lui lo sapeva e s’arrabbiava di conseguenza per gioco, anche perché, era anche l’ultimo.
- L’ultimo di cosa? -
- Dai Carlo dammi una mano, lo prendiamo per le gambe e piano… Piano! Lo ribaltiamo dentro la cassa -
- Certo che se la cassa non fosse di velluto rosso… -
- Non dargli retta, soffrire… Deve soffrire! –
- Dai muoviti, avvicina il furgone –
- Ah no! Il cadavere si porta in spalla! –
- Die sire die silla… Chi è morto nella villa? -
In quattro, piegati dal peso, avanzavamo compresi in una parte che richiedeva una certa consapevolezza, poi, lentamente con quel requiem che strideva lungo la spondina del furgone anche il cadavere trovava la sua pace.
Il cadavere era l’ultimo pezzo che si caricava, l’avevamo chiamato così perché più la notte si faceva lunga, più pesava trasportarlo. In realtà era un bellissimo strumento, un pianoforte elettrico con un accenno di coda. Quando era nuovo, senza i segni del logorio dell’uso, quasi gustando quella famosa canzone di Modugno, lo chiamavamo: il cadavere in frac, ma pesante era e pesante era rimasto, con o senza frac.

Al ritorno qualcosa ci fermò, accostammo il furgone e senza alcun gesto, senza alcuna motivazione ci ritrovammo seduti sul ciglio della strada. La luna calava dolcemente lasciando all’aurora il primo bagliore, un valzer silenzioso ma palpabile l’adagiava sugli sterpi dell’orizzonte.
- Non è venuta stasera, non l’ho vista –
- E non verrà nemmeno la prossima -
- La strada ci porta tutti a spasso e spesso ci dobbiamo andare da soli –
- Però –
- Non c’è nessun però, ne se, ne forse -
- Però -
- Guarda le tue mai, servono per fare tante cose, ma a te servono solo per fare una cosa sola, e non la puoi dividere… -
- Non lo so -
- Non la puoi dividere, come non puoi farne a meno! -
- La puoi donare però –
- Questo si! –




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Serenata

Ho veduto tramontare la luna
Dietro i monti opachi del mattino
Con un sorriso dolce
Con la tristezza in fondo al cuore
E m’accarezzo tra le dita
L’ultimo gioco della notte
E mi stropiccio dentro gli occhi
Questo largo suo chiarore
E mi stropiccio dentro gli occhi
Questo largo suo chiarore

Quello che non riesco a dirti
E che ti voglio troppo bene
Quello che vorrei essere
Ed invece quel che sono
Quello che non riesco a darti
E che nascondo fra le parole
Quello che quand’è notte
Non sa starsene da solo
Quello che quand’è notte
Non sa starsene da solo

Fra le stelle il suo viaggio
Il suo mondo da scoprire
Fra le siepi dell’orizzonte
Il suo letto per dormire
Per chi resta ad osservare
Lo sbiadire del suo colore
Per chi l’abbraccia in un saluto
Ne divide l’illusione
Per chi l’abbraccia in un saluto
Ne divide l’illusione

Così è per l’amore
Pur grande esso sia
Con l’ultimo rimpianto
O con l’ultima follia
Frugando dentro al sogno
Quell’attimo di piacere
Ma certo contro il tempo
Nel vento dovrà sparire
Ma certo contro il vento
Nel tempo dovrà morire










Carabule country: I senza storia