Sulla strada


Era un pomeriggio caldo e afoso, come oggi, per tutto il giorno il sole aveva battuto sulle case una quantità tale di energia da renderle incandescenti. Chi ne soffriva di più però, era l’elaboratore elettronico che più volte si era spento per surriscaldamento.
- Scusi… Non vorrei fare polemica ma oggi piove, fa freddo e l’atmosfera è un concentrato di reumi! –
Per fronteggiare quest’arsura ma sopratutto quel delicato termometro, tanto caro alla CPU e alla sua memoria, un ammasso di filamentoso aggrovigliato ricoperto da una miriade di transistor, ordinatamente disposti da sembrare la miniatura un enorme vigneto di Cabernet, abbiamo dovuto spogliarlo di tutto o quasi il suo rivestimento, lasciandolo così nudo e crudo a godersi tutta l’aria dei ventilatori, anche quella dell’odalisca, che al massimo dei giri possibili, gli pompava aria dal soffitto.
- Scusi… Ma di che computer stai parlando? –
- Del mitico 118, non te lo ricordi?, No!? Allora non eri ancora nato o eri troppo piccolino. -
- Scusi… Sarà, però, non ti credo. –
- Allora… Ascolta… Quando le ruote erano di pietra, i freni erano a disco? -
Così sudando come un rubinetto che perde copioso, il giorno passava, l’elaboratore sformava i suoi dati, mentre noi cocevamo come biscotti nel primo forno ventilato che la storia ricordi. Giunta sera, ero seduto sulla porta d’ingrasso ad aspettare, ingurgitando un boccale di birra, che la temperatura interna consentisse la chiusura, il recupero delle chiavi e quel staccare la spina, quando, un amico o meglio collega, mi si sedette accanto.
- Che caldo -
- Non dirlo a me –
- Che caldo –
- Scusate… Ma lo avete già detto! –
- Che palle –
- Ma chi è –
- Uno che va avanti e poi indietro… Allora? –
- Domenica mi sposo –
- Questa? -
- Si perché, quante c’e ne sono in questa settimana? -
- Scusate… Ma che dialogo è! –
- Che palle –
- Tu sei mio invitato -
- Così, senza preavviso –
- Ti ho trovato anche il letto –
- A si? –
- Il mio –
- E tu? –
- Dalla sposa eh, ormai abito lì –
- Mi metti in difficoltà, non so cosa portarti e poi, sono anche al verde -
(Non è che il resto della mia vita abbia avuto un colore diverso, se non ero al verde ero in rosso… Bancario naturalmente)
- Non mi sposo per avere, non voglio nulla… -
- Non posso vanire a mani vuote -
- Allora se non vuoi venire a mani vuote, porta la tua chitarra –




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Sulla strada

Cucita nella tasche di una sera
Con poche briciole di straccio
Per regalarmi forse un qualcosa
Un istante un lampione un gatto
Un istante un lampione un gatto

Non sarà come si conviene
Uguale o diversa dalle tante
Sarà come ogni solita preghiera
Troppo diversa dalla realtà
Troppo diversa dalla realtà

Non ti potrò amare alla pazzia
L’amore è l’addio sulla strada
Fra i cartoni si consuma la vita
Fra due cuori la felicità
Fra due cuori la felicità

Ma ti ruberò come ogni notte
Ti cercherò fra le voci, una via
Ti racconterò nelle storie di ieri
Nell’immagine della nostra età
Nell’immagine della nostra età

Polvere di strada il suo destino
Pioggia e sole il suo cammino
Ombre assopite frammenti d’odori
Un sogno nel giardino dei fiori
Un sogno nel giardino dei fiori

Nel vento veloce un sorriso
Fra le fessure il mio tormento
Il pane la gioia e l’infinito
Una mano nel profondo l’anello
Una mano nel profondo l’anello










Carabule country: I senza storia