L'Incantesimo


Fin dalle origini l’uomo convive con il mistero, che è quel qualcosa che non riesce ne a spiegare ne a giustificare sia per mancanza di strumenti idonei sia per incapacità di discernere l’evento.

- Uahu… Discernere roba grossa, roba professionale?!? -
- Ma no, del tipo… Come dire… -
- Fulmine, lampo, saetta… zachete! Folgore! -
- Ma no… Quelli li scaglia Giove lo sanno tutti -
- E perché li scaglia Giove? -
- Perché interrompi! -

Evento che nella sua specialità scatena adrenalina e paura. Spesso la superstizione e la magia sono l’unica chiave di lettura. Ma quando il gioco si fa bello tosto, solo l’unione di queste illusioni possono allontanare, o imprigionare la paura. Ecco dunque l’incantesimo quale arma per scongiurare gli eventi, ma anche l’arma per evocarli, quindi lo strumento per poterli governare.

- Abracadabra, ocus pocus… -
- Ocus pocus? -
- Abracadabra, iuste il tandem -
- Iuste il tandem? -
- Abracadabra, carabule -
- Carabule? -
- Ma perché non ti sei trasformato in rospo? -
- Perché non sei un mago! -
- Hai indovinato! Tu invece sei un mago indovino! Non trasformarmi in rospo! -
- Allora mettiti lì, che io dico a Giove che hai… pensando a Giunone -
- Perché devo mettermi lì mentre parli con lui? -
- Così ti folgora! Se non la pianti! -
- Ok, la pianto… Hai un attrezzo -
- Cosa vuoi? –
- Una pala, una vanga, qualcosa per fare il buco! -
- Imprestami la fionda che hai in tasca! -
- Cosa devi fare con la mia fionda? -
- Niente io, ma tu farai Golia! -

Ed è proprio con un incantesimo che questa leggendaria saga ha inizio.

Figlio di una principessa del Galles meridionale e di un demone, Merlino possiede una dote rara: la preveggenza, che unita alla conoscenza dell’essenza degli elementi, compresa l’arte magica nell’unirli, e alla straordinaria abilità nell’affatturare le presenze, diventa l’inconsapevole artefice del suo stesso desiderio.

- Merlino è figlio del diavolo? –
- Non del diavolo! Di un demone che è una specie di divinità che ha preferito rimanere sulla terra anziché trasferirsi altrove… -
- E ha fatto bene! Tu andresti altrove senza sapere se, altrove, ci sono alloggi sfitti o magari ti ritrovi in quei di altrove, che manco sai dov’è, a dover comprare casa e non hai soldi e sei costretto ad andare in banca che quando in banca entra uno che è senza soldi tolgono anche il vassoio con le caramelle…, ieri per esempio sono entrato in banca con una bella anguria, bella, proprio bella grande e quello allo sportello che mi fa indicandola: “Questa non è una rapina!” e io di rimando: “Magari fosse una rapina, con quel che costa avrei preso una rapa e non sarei venuto qui a chiedere soldi, dato che avrei avuto da mangiare per tutto il mese” e lui: “Ma noi non le possiamo darle i soldi, non ha credenziali sufficienti” e io: “Ma questa non è una credenziale sufficiente?” ...Poi mi spiegherai cosa è una credenziale sufficiente ma non potevo mica far finta di non sapere..., e lui “Quella è un cocomero e non è una credenziale sufficiente” hai capito! Pensa che sfortuna! Tu compri un’anguria e ti sarebbe rimasta anguria ma hai dovuto andare in banca e la tua bella anguria adesso è un cocomero con il dubbio che non sai se sia commestibile, hai capito! Allora andresti tu, dimmi: andresti tu altrove? –

Ecco dunque l’incantesimo, consapevolezza e suggestione, desiderio e avversione, lealtà e tradimento, tutti avvinghiati in un unico impasto che esplode in: amore, odio e morte.

Tra il IV e il V secolo D.C., in Bretagna si registra uno strano periodo di pace o stabilità, comunque nulla di stravolgente come invece accade sulle membra, ormai alla deriva, di tutto l’impero romano; probabilmente, le periferie hanno il vantaggio di non essere al centro dell’uragano.

Qui fra le pietre della “Danza dei Giganti” inizia la storia, il desiderio di Mago Merlino. Quell’utopia che risvegli un idealismo, ma per trasformarli in realtà ha bisogno di non pochi elementi. Ha bisogno di una Spada e di un Re, diversi da quelli risorti, troppo impegnati solamente a coltivare un orticello di terra senza prospettive. Ha bisogno di un emblema riconoscibile e riconosciuto che sia l’anello di quella catena che plasmi il carattere di un popolo. Ha bisogno di una stirpe che sia in grado di coltivare, nel tempo, l’albero della vita, le radici della speranza e l’inquietudine del domani.




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L’Incantesimo

Là dove finisce la pianura
E a picco si getta nel mare
Là dove il respiro sa di sale
E il ricordo di tenerezza
Là dove le fiabe sanno di vero
E l’amore non è prigioniero
Là dove s’allontana l’orizzonte
Riposerai il tuo passo stanco

Ma più in là dell’intero mare
E ben oltre il più alto cielo
Al di là della saggezza
E più in là di quel che è il vero
Troverai quel che la vita
Ti ha lasciato come dono
Scoprirai quel che sussulta
Fra le dita della tua mano

In un inganno la leggenda
Di te soldato a primavera
Dei tuoi sogni troppo certi
Come eroi senza bandiera
Ma se è giovane il coraggio
Il tempo aspetta non ha premura
Sarà il gelo in fondo ai giorni
Quando vecchio avrai paura

Se vuoi uscire da quest’incanto
Libera il cuore dalle catene
Così che all’ultimo giudizio
Non sia di spada il tuo volere
Ogni stella brilla a festa
E se le conti sono tante
Appiccicate nella notte
Son come occhi, sono capovolte










Carabule country: I senza storia