Excalibur


Excalibur è il simbolo della sovranità, la legge, lo scettro e la guida di un popolo e di tutte le fragili alleanze. Excalibur è la spada che Merlino vuole per Artù. Celata nelle cripte del tempio della Dama del Lago, dopo una lunga ricerca Merlino la trova e la rivendica, poi con la sua arte magica, la incatena alla roccia di un altare.
Solo Artù è destinato ad estrarla e così facendo, dopo la morte di Uther, potrà imporsi sopra tutti i pretendenti, quale unico Re d’Inghilterra degno di proseguire l’ambizioso percorso iniziato da Ambrogio.
La spada Excalibur assieme al vessillo con il drago rosso, saranno la bandiera che guideranno Artù nell’unificazione del regno. Saranno i colori dell’unione, della fratellanza e della condivisione del potere attorno alla “Tavola Rotonda”. Saranno l’emblema della rinascita delle prospettive che troppa guerra aveva distrutto.
Ma tutto questo non sarà sufficiente a mantenere legate le alleanza e distese le solidarietà. La pace spesso seppellisce con l’ascia anche gli ideali, trasformando la pioggia in tempesta e la brezza in un fortunale di discordie.
Alla fine anche Excalibur non è più il simbolo della speranza ma la causa della rovina. Artù la deve riconsegnare nell’illusione che un giorno qualcuno la possa rivendicare, per farne un uso migliore.
Artù ormai morente incarica Parsifal e lo esorta a gettare Excalibur nel lago, ma al posto di Excalibur Parsifal ne getta un’altra e riporta ad Artù di aver visto solo una spada che affonda come un sasso.
Artù rimprovera Parsifal di disobbedienza e lo riesorta a gettare Excalibur nel lago senza rimpianti che questo è il suo unico destino, a garanzia che il mondo abbia ancora una nuova speranza.
Parsifal ritorna al lago e getta Excalibur là dove l’acqua gli sembra più profonda, questa volta però non è come la precedente: un sasso che cade scompostamente nell’acqua, questa volta la spada volteggia in aria, vibra come un ala al vento dentro una melodia di suoni, poi si raddrizza perpendicolare mentre dal lago esce una mano che l’afferra e la brandisce per tre volte.
Sotto la rosea luce del tramonto Parsifal riconosce la Dama del Logo, quella che gli ha donato il Graal e vorrebbe ma non può, ormai il sipario sta chiudendo le sue tele, così ritorna al galoppo da Re Artù ma non lo trova, lo intravede per un attimo, su una nave diretto verso le nebbie di Avalon.




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Excalibur

Solo i mie passi nella sera
Prigionieri
Come le foglie del silenzio
Con le dita nei miei ricordi
Ciondoli
Di un’estate che non c’è
Vorrei una storia tutta mia
Vorrei
Ma son solo come te

Avvolto da una nuvola di follia
Ubriaco
Come le rughe della mia vita
Ho conosciuto le ombre dell’aurora
Troppo lunghe
Per chiedersi perché
Soldato di un regno senza nome
Cavaliere
Di un castello senza re

Tradito dall’inganno di una spada
Colpito
Da una lama avvelenata
Ho visto troppi corpi senza testa
Troppo sangue
Troppe mani senza pietà
Buia questa notte senza luna
Stanca
Come l’addio che se ne va

Ti ho incontrato sulla riva di un torrente
Mi aspettavi
Come chi ha fretta di partire
Ho chiuso gli occhi ai mie pensieri
A quelli
Che certo non avrò più
Avrai la mia magia la mia figura
Avrai
L’opaca ombra che c’è in me










Carabule country: I senza storia