A Ginevra


Delle quattro figure femminili protagoniste della leggenda, Ginevra è quella che ha colto la vera essenza del significato di amore, anche se l’incomprensione della rigidità morale, o del puritano intendimento, o dello spietato cinismo che tutto gioca pur di raggiungere lo scopo, ha voluto per lei la peggiore delle condanne: alto tradimento contro la corona con sentenza di morte tramite il rogo.

- Ma le corna stanno proprio e solo sulla testa di Re Artù? -
- Questa battuta era mia! -
- No! -
- Si! -
- No! Ma quanto siamo solerti a giudicare gli altri soprattutto quando copiano le nostre stesse azioni, perché è di questo che si tratta, nevvero? Ne siamo realmente certi? -
- Di rubare le battute agl’altri? -
- E il classico “Riposo del guerriero” lo lasciamo al sicuro nelle tasche dei bigotti? -
- E alla mia domanda vuoi dere una risposta? -

Allora facciamo un po’ di chiarezza su chi sia Chi in seconda base.

Mago Merlino, si mormora sia figlio di Ambrogio Pendragon e di una principessa di altro letto, tanto per cambiare musica, anche se poi riconosciuta dal legittimo padre.
Ma la leggenda lo vuole figlio di un demone.
Re Artù è figlio di Uther Pendragon, fratello di Ambrogio, avuto con una relazione extraconiugale con Ygraine di Cornovaglia, perché quando è stato concepito Ygraine era moglie del Duca Gorlois di Cornovaglia.
Morgana figlia del Duca Gorlois di Cornovaglia e di Ygraine, anche se si bisbiglia che il Duca Gorlois di Cornovaglia fosse solo il suo padrino in quanto Ygraine era la sua seconda moglie. Comunque era sorella di sangue di Re Artù.
Viviana la Dama del Lago, amante di Merlino, matrigna di Lancillotto e regina di Ginevra ma soprattutto Regina di un regno tutto al femminile e con tanto di voto alla castità.
Mordred infine è figlio di Re Artù e di Morgana e anche qui, si narra che fu Morgana con la sua arte magica a stregare Artù e condurlo nella sua alcova.

- Allora, carissimi lettori, chi è Chi in seconda base, a meritarsi si alta condanna? -

- Allora, chi è Chi in seconda base? Rispondi! -
- Non è mica un interrogatorio questo? -
- Sei tu che hai posto la domanda non io! -
- Non era mica una domanda quella! -
- Ah no? Era la risposta, vero? -
- Infatti era la risposta -
- Ah si? Che ore sono? -
- Perché? -
- Grazie, come le dice lei le ore, non le dice nessuno! -

Diamoci un taglio, ci son troppi salami magici e tanta puzza di bruciato.

Ginevra è un’ancella al servizio della Dama del Lago, che s’innamora di Re Artù, ma è Re Artù a chiedere espressamente alla Dama del Lago l’ancella Ginevra come sua regina.
Re Artù amava Ginevra e Ginevra amava Re Artù.
Gli impegni di un Re, se crede nella sua terra, lo portano però lontano dal trono e dal letto. Re Artù lo sapeva bene, fin troppo, così scelse Lancillotto, l’amico più sincero, per sostituirlo nelle sue lunghe assenze e nel contempo anche a proteggere il suo amore.
Strano questo sentimento se lo si legge con gli occhi, un po’ meno se lo si legge col cuore, comunque anche Lancillotto lo sapeva e sapeva che avrebbe in qualche modo “tradito” l’amico. La leggenda, anche se lo bandisce dalla corte come traditore, lo premia, infatti è Parsifal, il figlio Lancillotto, a ritrovare il Graal.
Ritrovando così quell’ideale andato perso nei meandri di un processo che portò alla sbarra, moralità etica e saggezza, ipocrisia e consapevolezza, cinismo e umanità.




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A Ginevra

Come dono ti porto
Dolce mia regina
Queste mie mani
Questa poesia
Cercata dentro
Gli occhi della luna
Rubata al sole al vento
Alla fortuna
Voglio che sia
Fra tutte la più bella
Voglio che nel cuore
Si posi questa stella
Come d’incanto
La nuova primavera
Sboccia in una rosa
Il profumo della sera

Quando nell’aria
S’illumina il mattino
Sul volto tuo si perde
Tenero un sorriso
Sogno d’estate
Palpito del cuore
Segreto canto
Racchiuso nell’amore
Nobile cavaliere
Forte la sua mano
Principe della notte
Venuto da lontano
Misterioso come vero
Solitario come spina
Quando lo cerchi
Nel silenzio fugge via

Domani forse
Il ricordo più sereno
Sarà questo tempo
Stretto forte in seno
Ma per il fato
Triste è il tuo destino
Il pianto ha cambiato
In buio il tuo cammino
Non vi turbate
Non canto alla magia
Non sarà la torre
Il silenzio dell’oblio
Non sono che un giullare
Di questa corte amica
Che rincorre dietro ai versi
La sua anima sfiorita










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