Un Paese


Quando si parte senza una meta precisa non si arriva mai da nessuna parte, o meglio, si ritorna sempre al punto di partenza, ma fra i meandri di questo errare ci si ferma frequentemente dappertutto. Turisti allo sbando, ci si potrebbe chiamare in questa circostanza, alla ricerca di qualcosa, sperando che ci sia qualcosa, da raccontare, da capire, da fotografare.

- Non puoi fotografare –
- Perché? -
- È scritto lì, non so perché -
- Siamo arrivati troppo vicini al confine -
- Ma è da un bel po’ che li ho notati -
- Staremo costeggiando il confine -
- Non mi pare che l’Italia abbia un’erezione da questa parte -
- Chiediamolo al paese –
- Non serve, c’è una bocca di cannone che esce dal quel covone di fieno -
- Siamo troppo vicini al confine -
- E non puoi fotografare la grande porta che porta ad est! –
- E nemmeno le guardiole impagliate delle vedette –
- Quali guardiole? –
- Secondo te i tini per la raccolta dell’acqua piovana hanno le feritoie in basso? –
- No –
- Guardiole -

Al crocevia la strada svolta, si sbianca e s’arrampica lungo un costone di pietraia, poi, curva dopo curva si slarga un quella che può sembrare una piazza. Il silenzio che ci circonda respira sguardi di incredula curiosità, quattro case, una chiesetta e il Bar o quello che potrebbe essere un Bar, poiché è l’unico edificio con la porta aperta.
Una banderuola cigola al vento mentre la corde di una mezza bandiera sbattono sull’asta.
Più in là, verso oriente, la cortina di ferro che, arrugginita dal lungo travaglio, si sgretola, l’orizzonte scivola dalle pendici delle montagne per conficcarsi in una rinata ma selvaggia boscaglia, mentre l’erba squarcia e riconquista quell’immaginaria linea di difesa oltre la quale l’acerrimo nemico non avrebbe dovuto passare.
Le modificazioni genetiche rimandano ai ricordi lo stesso loro ricordo, nel continuo tentativo di volerlo dimenticare, come lo splendore di quest’avamposto, la vitalità di questa punta armata che in un recente presente ha visto l’avvicendarsi di un invisibile esercito di carni poste in esposizione nella vetrina un macello.
Non è stata la guerra che ha sopraffatto la vita, è stata la stessa vita che è migrata altrove ma l’effetto è rimano ugualmente lo stesso. Lo smembramento delle carcasse ha lasciato l’agonia sulle pietre immobili. La storia le ha raccolte dentro un imprecisato “fu stato”, celate in segreti bellici mai esistiti, trascritte in un “quando” ormai lontano, ma non ha potuto impedire alla vita di proseguire, così tacitamente questa vita ha scelto l’unica porta aperta: il Bar.




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Un Paese

Quella strada che dal fiume
Sale alta su in montagna
Fra quei boschi silenziosi
Al confine con l’Italia
Attraversa un paese
Quattro case ed una campana
Poi si perde nella neve
Quando svolta la pietraia

Ma l’insegna di quel Bar
Ci ricorda che
Qui la storia ormai un c’è
E la storia insegna che
Se pur non c’è
Qui la vita è dentro un Bar

Una gonna a fiori stringe
Fra le mani una bottiglia
Qui c’è tutto quel che serve
Pane, alcool e benzina
Un saluto per chi parte
Una lapide per chi muore
Il sorriso ormai sbiadito
Di una foto in cartolina

Ma l’insegna di quel Bar
Ci ricorda che
Qui la storia ormai un c’è
E la storia insegna che
Se pur non c’è
Qui la vita è dentro un Bar

Posti all’angolo di un piazza
Una semplice chiesetta
Il ricordo alla memoria
E quel che resta di una bandiera
Son raccolte in un cortile
Delle case con un pozzo
Troppe rughe su quei muri
Delle imposte semi chiuse

Ma l’insegna di quel Bar
Ci ricorda che
Qui la storia ormai un c’è
E la storia insegna che
Se pur non c’è
Qui la vita è dentro un Bar

Un fortino sulle rocce
Una mitraglia nel pagliaio
Abbandonati ormai dal tempo
Che dal servizio militare
Poi un carro con cannone
Travestito da fienile
Arrugginisce solitario
Fra gli sterpi di un canale

Verso sera arrivan tutti
Come sempre senza fretta
Che con l’ascia o col fucile
Chi con l’orto nelle mani
Poi del vino con le carte
Per giocare alcune ore
Per gridare nella notte
Tutto quei che sta nel cuore

Ma l’insegna di quel Bar
Ci ricorda che
Qui la storia ormai un c’è
E la storia insegna che
Se pur non c’è
Qui la vita è dentro un Bar

Quella strada che dai monti
Scende a valle lungo il fiume
Attraversa un paese
A due passi dal confine
Al chiarore delle stelle
O sotto l’acqua di un temporale
Non c’è nulla che s’aspetti
E’ solo voglia di rientrare










Carabule country: I senza storia