Smeralda e Varnieri


Una novella tutta friulana, un amore ambietato al tempo delle invasioni turche, fra una principessa: Smeralda e un comandante mercenario: Varnieri.
Le sponde dell’Isonzo ne raccontano di queste storie; storie che nella immaginaria cornice storica di un tempo antico, trasportano nella realtà un amaro sentimento malinconico.
Terra di confine, di alleanze e inimicizzie, di amore e sangue, di guerra e pace sempre sospese nel turbinio di una folata di vento.




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Smeralda e Varnieri

C’era un Re che aveva una figlia
Quant’era bella la figlia del Re
C’era un soldato di nome Varnieri
Un mercenario al servizio del Re
La luna attenta su loro vegliava
Su quel sorriso l’amore posò
Ma la guerra al fine scoppiava
E quell’amore separò

Aspettami oh bella le disse il soldato
Che al mio ritorno l’amore ti darò
Con il sole o con le stelle rispose Smeralda
Dall’alto della torre io ti aspetterò
Infuria la battaglia ma reggon le difese
La spada di Varnieri nessun la fermerà
Anche fra i nemici si narran le sue imprese
Ma da quella guerra lui non tornerà

Passato giusto un anno era quasi verso sera
Sbocciavano le rose della primavera
Smeralda dalla torre sognava quel ritorno
Mentre splendeva una luce dentro al giorno
Varnieri ritornava montando il suo cavallo
Dentro la penombra sembrava un sole giallo
Veloce come il vento che scuote la boscaglia
Ma libero nell’aria leggero come paglia

Amore son tornato ti chiedo la tua mano
Sono tanto stanco ma vengo da lontano
Qui ad aspettarti non sono stata invano
Ti ho già dato il cuore ora prendi la mia mano
Volarono davvero su quel cavallo alato
Sopra la contrada e sopra ogni prato
Tutt’uno sulla groppa del poderoso destriero
Ma dall’aspetto tetro e dal colore nero

Non aver paura le diceva Varnieri
Se questa notte è buia ed è gonfia di misteri
Smeralda rispondeva con te che ho nel cuore
Non c’è proprio niente che mi faccia timore
Ma il silenzio spense quelle dolci parole
Quel battere di ali non faceva più rumore
Il bronzeo cavallo ora stava planando
Dentro ad un cimitero si stava posando

So che non è facile spiegare ciò che vedi
Anche se in fondo tutto questo lo sapevi
Non è stato un sogno volare su nei cieli
Ma su questa terra non posano i mie piedi
Ora sono al punto dove la partenza
Lascia la sembianza della sua presenza
E se vuoi slegarmi dal laccio del tuo cuore
Ti riporterò là dove risorge il sole

Mi chiedi di lasciarti ora che ti ho trovato
Di ricordarti un sogno chiuso nel passato
Essere un sonetto a cui manca la rima
O essere di vento senza più una vela
Un libro non è scritto se mancano le parole
Se dentro quelle pagine non trovi un’emozione
Qui su questo altare ti prendo come sposo
E lascia che la morte faccia il suo lavoro

Poi i raggi della luna riapparsa su nel cielo
Disegnando quella falce piansero davvero
Due lacrime gemelle richiuse in una perla
Che la rugiada avvolse nella nuda terra
Si narra che han trovato nei pressi di Gemona
Una lapide di pietra scolpita dall’aurora
La scritta un po’ sbiadita dalla polvere di ieri
Qui giacciono sepolti Smeralda e Varnieri










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