Enrico IV



Enrico IV

Tre giorni a Canossa sulla neve
Penitente al cospetto della fede
Con un saio che grattava nella schiena
E un cilicio fatto a forma di catena
Ma Gregorio è un Papa che si nega

All’imperio di potere del prelato
Nell’imporsi quale dio sopra lo stato
Hai optato reiterando il concordato
Che lo sdegno del pontefice ti è costato
La scomunica per ingerenza col papato

Lo preferivi appeso ad un forcone
Trafitto nell’orgoglio dal tuo spadone
Ma per sanare il malcontento dilatato
Ti hanno imposto di espiare il tuo peccato
E alla Storia per questo sei passato

Sulla strada di ritorno a Pavia
Dall’amico Patriarca d’Aquileia
Per riscattare si tanta umiliazione
Hai posto in questa terra il tuo portone
Che separi il tuo regno da quel pappone

La Patria del Friuli sarà il suo nome
Dal Timavo al Livenza la regione
Una bandiera con l’aquila imperiale
Che dai monti scende dritta fino al mare
E tu Papa potrai solo guardare

Su ogni altura ci sarà un castello
A difesa del proprio orticello
Fedeltà giurata di sottomissione
Solo alla terra dove posa il suo bastone
Ne a Re ne a Papa ne a Blasone

Questa terra dai monti consumati
Dall’erosione di ghiacciai scongelati
Che franando sulle colline di pietraia
Trascina i fiumi nelle viscere di ghiaia
Fino al mare acquitrino in una baia

Porta vecchia sul confine dell’oriente
Crocevia di popoli e di gente
Credi alterni di pagane religioni
Etnie diverse fuse a forza dalle invasioni
E una lingua dalle mille inflessioni

Anche il tempo che calza sul presente
Guarda e passa senza toccare niente
Più ti fermi più te ne vorrai andare
Più sarai lontano e più vorrai tornare
In questa terra che ti lega al suo natale